Sul corpo (e l’anima) delle donne – di Alessandra Redaelli E’ un momento storico complesso, questo, per parlare di donne. Sfogliando i giornali ci si trova davanti un panorama desolante. Si viene presi d’assalto da eserciti di ragazzette che come unica dote possiedono un musetto gradevole e un bel paio di gambe, ma che fissano spavalde lo spettatore atteggiandosi a icone di stile, a modelli di ruolo, così penosamente impacchettate in abitini strizzati, issate su tacchi da passeggiatrici, ornate da accessori ipertrofici e griffati. Una risata sguaiata ha seppellito anni di battaglie femministe, cortei e rivendicazioni. E noi, generazione di mezzo, ci ritroviamo oggi spaesate, in bilico tra madri barricadere e figlie preadolescenti pericolosamente glamour e bamboleggianti; le madri a cui rubavamo l’ultimo numero di Amica per leggere di nascosto la rubrica delle lettere di Barbara Alberti e le figlie che ci rubano i cosmetici per assomigliare alla velina di turno. Così diventa terribilmente complicato, oggi, pensare a una mostra sulla donna. Quale donna, prima di tutto? Crisalidi, involucri femminili è una riflessione che dal corpo, l’involucro, scende alle profondità dell’anima della donna. Una donna timida, forse spaventata dal momento che si trova a vivere è quella che ci offre solo un accenno di profilo nei lavori di Cristina Iotti. Sono attualissime, le ragazze di Cristina, in jeans e camicette alla moda. Ma nascondono un’anima antica, senza tempo, in quel loro negarsi a uno sguardo diretto, troppo indiscreto, nel rifugiarsi contro quegli sfondi floreali fino a mimetizzarsi in essi. Una mimesi in divenire, appena percettibile, che si rivela nel proseguire leggero della decorazione, come un tatuaggio, sulla pelle. Cristina Iotti è una virtuosa del disegno. Nell’uso delle matite colorate ha raggiunto, in questi anni, un’abilità tale da lasciare sbalorditi. I dettagli dei capelli, le ciocche morbide che sfuggono alle acconciature complicate, sono rese con precisione fotografica. Così come la grana della pelle, il suo leggerissimo cambiare di colore su una schiena nuda, costretta da una spallina sottile. Nel tempo le sue ragazze sono cambiate. Prima erano corpi senza volto persi su sfondi neutri, a volte addirittura vuoti, quasi un nulla fluttuante. Pian piano si sono definite le teste. Rigorosamente voltate, però, a negare il viso per concedere solo la nuca. Oggi le ragazze stanno cominciando a osare di più. Qualcuna si mostra, anche se solo la fronte è in primo piano e gli occhi restano esclusi, abbassati. Qualcun’altra concede uno scorcio del viso e guarda fuori campo. Solo una alza decisa lo sguardo verso lo spettatore. Ma non è autentica sicurezza, la sua. Piuttosto una provocazione, un azzardo. Lo testimoniano il sorriso obliquo, vagamente strafottente, e il ciuffo ribelle in piedi sulla fronte. (…)
Alessandra Redaelli Dal testo in catalogo della mostra “Crisalidi – involucri femminili” Galleria ENTROTERRA, Brescia